CONTRIBUTO PROGRAMMATICO PER IL PROGRAMMA ELETTORALE DELLA LISTA "INSIEME" DI ROBERTO BUTTURA - IDEE PER UN PROGRAMMA PER LA SANITA'

Questo ulteriore contributo programmatico per il programma elettorale della lista " INSIEME " è stato proposto da Roberto Buttura, già Assessore Regionale del Veneto alla Sanità.

" La salute pubblica, di diretta competenza regionale nell’organizzazione e nella gestione, determina una spesa complessiva di oltre il 65% dell’intero bilancio regionale.

La tutela della salute è il primo e più importante diritto di cittadinanza, garantito dall’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Purtroppo nel Veneto come a Verona il sistema socio-sanitario pubblico, in passato tra i più avanzati al mondo, sta visibilmente declinando per evidenti incapacità di programmazione e di gestione e la precisa volontà di favorire la privatizzazione.

La riorganizzazione degli ospedali pubblici attuata in modo disorganico e clientelare (nel mentre le strutture private aumentano i posti letto), lo scandalo delle liste d’attesa, il crescere a dismisura della spesa a carico dei cittadini e delle famiglie, e ciò nonostante i pesanti passivi dei conti, sono segnali preoccupanti delle gravi difficoltà in cui versa il sistema.

Si nota fra i cittadini una progressiva, quanto preoccupante, sfiducia nei confronti del sistema pubblico che può ingenerare il falso convincimento che soltanto una sanità mercantile, privata ed assicurativa, sia in grado di fornire risposte adeguate.

E’ indispensabile, quindi, rilanciare con forza il valore ideale e la stessa convenienza economica del modello pubblico equo ed efficiente.

Un sistema socio-sanitario per cui servono più risorse

II Fondo Sanitario Nazionale è a tutt’oggi tra i meno finanziati (6,8 del Pil nel 2016) e va adeguatamente incrementato per portarlo quantomeno a raggiungere, in termini di PIL, la media stanziata in Europa. Il Fondo sanitario deve garantire la copertura dei livelli essenziali di assistenza.

Di fronte, inoltre, ad una spesa per gli anziani che raggiunge il 42% del Fondo sanitario è indispensabile istituire il Fondo per gli anziani non autosufficienti per garantire loro dignità delle cure ed alleviare i costi crescenti (per badanti o per pagare le rette delle case di riposo).

A Verona, in particolare, la situazione sta assumendo dimensioni di allerta sociale con una media di over 65 del 22,25% rispetto alla media nazionale del 18,2%.

Valorizzare il ruolo dei Comuni e degli operatori

Oggi il governo della salute è riconducibile esclusivamente alla Regione che lo assolve attraverso Direttori generali di provata fede politica e limitata autonomia manageriale.

La Conferenza dei Sindaci così come la Conferenza permanente per la programmazione socio-sanitaria sono ridotte a ruoli puramente formali.

E’ necessario pertanto prevedere il riconoscimento di un ruolo più pregnante dei comuni sulla nomina dei Direttori generali e dei Direttori sociali così come sulla qualità, la quantità, la dislocazione nel territorio delle strutture e dei servizi a favore dei cittadini.

Di estrema importanza, inoltre, è la valorizzazione dei medici e del personale sanitario attraverso il rafforzamento degli organismi partecipativi (collegi di direzione, consigli dei sanitari, comitati di dipartimento, rappresentanze dei medici di famiglia) al fine di limitare il potere monocratico dei Direttori generali.

La prevenzione questa sconosciuta

Si dice che prevenire è meglio che curare, ma le pratiche preventive sono scarsamente finanziate e non hanno la dovuta attenzione.

Non vi è dubbio che la prevenzione primaria rivolta ad eliminate e/o ridurre l’esposizione ai fattori di rischio è essenziale per avere ambienti di lavoro e di vita più vivibili per cui serve una relazione più stretta fra strutture sanitarie di igiene pubblica ed altri sistemi e soggetti istituzionali e sociali a ciò deputati.

Un compito molto importante è legato al contrasto dell’invecchiamento attraverso la promozione di opportune attività fisiche (la sedentarietà è associata all’aumento del rischio di molte patologie cardiovascolari ma non solo) così come di cambiamento degli stili di vita legati alle abitudini alimentari, all’uso dell’alcool e del tabacco ed all’abuso dei farmaci.

Il malato e non l’interesse economico al centro dell’assistenza

Un sistema sanitario efficiente e solidale pone il paziente ed i suoi bisogni al centro, instaurando una migliore relazione professionale ed umana con il medico.

Su questo valore si deve plasmare una diversa organizzazione che veda uno stretto collegamento tra ospedale, distretto, medico di famiglia, Comune e volontariato per garantire una assistenza continua più flessibile e personalizzata in grado di coordinare le prestazioni a fini terapeutici, riabilitativi ed assistenziali.

A tal fine è essenziale che siano presenti alcune condizioni. Che l’ospedale esca dalla sua separatezza e dialoghi con il territorio ed i medici di famiglia.

Serve ancora una progettualità forte capace di ridisegnare il Distretto (oggi percepito dai Cittadini per lo più come luogo di burocrazia) per dare vita ad una sorte di “ospedale virtuale” sul territorio, attraverso la creazione di una rete assistenziale multidisciplinare che possa assistere il cittadino al proprio domicilio e nel suo ambiente familiare, favorendo la collaborazione e l’integrazione del volontariato.

E’necessario, ancora, valorizzare le funzioni dei medici di famiglia, anche con idonei finanziamenti per sostenere le nuove modalità della medicina associata che preveda la presenza di personale infermieristico ed amministrativo, per affrontare l’impegno sempre maggiore di assistere i cittadini e particolarmente gli anziani affetti da pluripatologie invalidanti (Parkinson, Alzheimer…) o dimessi anzitempo dagli ospedali.

Il grave problema delle liste d’attesa

La lunghezza dei tempi d’attesa per una visita specialistica o per un’indagine diagnostica è ben presente nell’esperienza di ciascuno.

Ne deriva che il cittadino, per accelerare i tempi, si rende disponibile a pagare profumatamente di tasca propria una visita od una indagine accettando, nei fatti, una privatizzazione delle prestazioni, ricorrendo al privato o alla libera professione esercitata da medici del servizio sanitario all’interno delle strutture pubbliche (per cui se si è nella lista pubblica si aspetta mesi e invece pagando si ha la prestazione immediatamente nello stesso posto e con gli stessi professionisti).

Il problema non è più rinviabile e va affrontato in via prioritaria. Risolvere questo problema che mina l’universalità del Servizio Sanitario Nazionale attraverso modifiche nell’organizzazione dei servizi è una chimera.

Bisogna intervenire per modificare profondamente legislazione e normative del 1999 che hanno portato all’attuale inaccettabile situazione.

Verona e la sua provincia

Come già rilevato, l’incapacità della Regione nell’attuare una programmazione e organizzazione dei servizi degne di tal nome sta avendo effetti deleteri anche sulla provincia di Verona.

L’Ulss provinciale sta creando un distacco ancora maggiore tra cittadini e servizi e la mancanza di trasparenza e di controllo sui servizi pubblici aumenta la privatizzazione strisciante degli stessi.

A ciò vanno aggiunti i pasticci in sede di organizzazione ospedaliera. A Verona è stata attuata una cervellotica diversificazione degli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma con il risultato di non avere più un ospedale degno di tal nome tra Borgo Trento e Legnago.

Nell’ovest, tra Bussolengo e Villafranca si sono spesi malamente tantissimi soldi per non avere un ospedale pubblico degno di tal nome a fronte di due ospedali privati che hanno continuato la loro opera di ampliamento.

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