PRESENTATA "LAUDATO SI", L'ENCICLICA VERDE DI PAPA FRANCESCO CHE TRAE IL NOME DAL CANTICO DELLE CREATURE DI FRANCESCO DA ASSISI, IL SANTO DAL QUALE IL PONTEFICE SUDAMERICANO HA PRESO IL NOME

Sicuramente non esiste un filo logico che possa collegare la nuova enciclica di Papa Francesco “ Laudato si “con il pensiero e gli ideali rappresentati dalla storia e dalla cultura socialista, ma alcune linee di pensiero, i temi trattati e soprattutto il linguaggio utilizzato fanno intravvedere un qualcosa di condivisibile che vale la pena analizzare.

Laudato si, lettera enciclica sulla cura della casa comune “ prende spunto dal cantico di San Francesco e ricorda, come lo stesso amava ripetere, che la terra è la nostra casa comune, la nostra sorella, con la quale condividiamo l’esistenza.

Ma la terra protesta, soffre e ci fa capire che lo sfruttamento a cui è soggetta a causa dell’uso e dell’abuso  irresponsabile dei suoi prodotti porterà a breve, se non corretto in tempo, ad una sua completa distruzione, con conseguenze terrificanti per l’umanità intera.

Una impostazione quindi ecologica ma non solo; Papa Fancesco prosegue con questa enciclica una riflessione partita da lontano e precisamente nel 1891 con la “ Rerum Novarum ” di Leone XIII sui problemi moderni, come il capitale, il lavoro, il progresso economico e gli squilibri sociali.

Papa Francesco utilizza alcuni dei fondamenti tradizionali della Dottrina Sociale della Chiesa, in particolare l'idea di " bene comune ", per completarli con le conclusioni di esperti e scienziati in una varietà di campi, dallo scientifico all’economico.

E qui sta la prima novità rispetto ai suoi predecessori, non un discorso esclusivamente teologico ma soprattutto un calare la fede e la dottrina cristiana nel concreto, nel vissuto, nel sociale e nello scientifico.

Papa Francesco, in modo quasi rivoluzionario, chiede con questa enciclica una "vasta rivoluzione culturale" per affrontare la crisi ambientale e sociale che attanaglia l’umanità.

Il Papa ha usato un nuovo linguaggio e per certi aspetti sconosciuto nell’ambito ecclesiale, utilizzando espressioni come  grido della terra, grido dei poveri ” proprie della Teologia della Liberazione sviluppatasi proprio in sud America, sua terra di origine.

Non rifiuta la scienza e il progresso tecnologico, ammettendo che la Chiesa non ha “ la esunzione di risolvere questioni scientifiche “ in quanto accetta “ la migliore ricerca scientifica oggi disponibile ” ” limitandosi al semplice aiuto nel riflettere su tali questioni.

Quali sono i concetti più belli dell’Enciclica? Alcuni concetti fondamentali, che articolano tutto il testo, sono la concezione che tutto sta in relazione con tutto, tutto è relazione e niente esiste fuori dalla relazione; questi concetti stanno anche alla base delle teorie della fisica quantistica e della nuova astrofisica.

Noi siamo parte della natura, in esso, e quindi in costante interazione con esso " dice infatti; da questo concetto ne deriva un altro, quello dell’interdipendenza tra tutti e della corresponsabilità collettiva per il destino comune della Terra e dell’umanità e della necessità della sua protezione e cura, senza alcuna tentazione di dominio dell’uomo sulla natura.

Ma le nostre decisioni, in particolare sulla produzione e il consumo, hanno un effetto inevitabile sull'ambiente. Papa Francesco condanna una concezione del mercato che privilegia il solo profitto, per le su conseguenze'sociali e l’impatto sui poveri e per l'abuso dell'ambiente.

E’ infatti superfluo ribadire che una ricerca spropositata del profitto e che mette da parte gli interessi degli emarginati porta inevitabilmente il pianeta alla rovina, ma lungi dall'offrire una condanna ingenua del capitalismo, Papa Francesco fornisce invece una critica intelligente dei limiti del mercato, in particolare quando non riesce a ridistribuire equamente le ricchezze ai poveri.

Ecco perché è il tempo, dice “ di accettare una diminuzione della crescita in qualche parte del mondo, al fine di fornire il ricorso per gli altri posti a registrare una crescita sana ".

In contrasto con la mentalità consumistica Papa Francesco privilegia una crescita contrassegnata da " moderazione e la capacità di essere felici con poco "; si tratta niente meno che capovolgere l’attuale concetto di economia e la nostra definizione di progresso.

Che differenza rispetto ai precedenti Papi; ricordiamo per esempio la condanna prima di Giovanni Paolo II e poi di Papa Ratzinger della Teologia della Liberazione nata, ricordiamo, per ascoltare il grido di dolore dei popoli sudamericani oppressi dalla fame e dalle dittature e che ha portato all’ostracismo nell’ambiente ecclesiastico e poi all’allontanamento di Padre Leonardo Boff, suo storico padre fondatore, accusato addirittura di portare il marxismo all’interno della Chiesa.

Invece adesso abbiamo un Papa “ francescano, che ama i poveri, che non veste Prada, che fa una critica dura al sistema che produce miseria nella gran parte del mondo, che apre la Chiesa non solo ai cattolici ma a tutti quelli che portano il nome di uomini e donne, senza giudicarli ma accogliendoli nello spirito della rivoluzione della tenerezza ” come ha appunto detto Boff di Papa Francesco.

Non sconfessare più la Teologia della Liberazione, pur non abbracciandola, ma riabilitandone anzi i fondatori, scrivere una enciclica “ecologica” in netta discontinuità con le precedenti per la salvaguardia dell’ambiente e per uno sviluppo ecosostenibile, portare la Chiesa verso i poveri e gli emarginati nel solco della tradizione francescana, non è forse qualcosa di provocatorio e una sfida a tutti quei movimenti che, cristianamente o laicamente, hanno a cuore gli interessi dei lavoratori e delle masse di poveri di tutto il mondo e con cui si possa condividere almeno qualche battaglia sui diritti e contro le politiche neoliberiste occidentali?

Il nostro però non solo è un partito riformista ma rimane essenzialmente laico, questo è vero, ma è importante sottolineare che solo in rarissimi casi, con Leone XIII, Giovanni XXIII e ora Papa Francesco, la Chiesa ha elaborato encicliche cosiddette “sociali” con lo scopo, certamente non di condannare il capitale, ma di aiutare lo sviluppo di una coscienza orientata al bene comune e la ricerca di maggiore equità sociale.

E' importante perciò trovare un terreno comune di lavoro; la Chiesa ha dato un segnale su temi a noi cari, che conviene sviluppare declinandoli in ambito progressista e riformatore, portandoli a compimento con un adeguato lavoro politico sia nelle sedi parlamentari che sul territorio.

Certe tematiche, care alla Chiesa, non avranno mai il consenso socialista, però è preferibile porre l’attenzione su quanto ci unisce piuttosto che su quanto ci divide e dall’enciclica “ Laudato si “ c’è molto da attingere per il nostro lavoro di riformisti, non dimenticando certamente la netta separazione dei ruoli, il religioso dal laico.

   
   
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