A CONCLUSIONE DELLA TORNATA ELETTORALE SI POSSONO TIRARE I PRIMI BILANCI; UN DATO IMPORTANTE E' RAPPRESENTATO DALL'ELEVATO ASTENSIONISMO, UN ALTRO E' CHE L'EFFETTO CALAMITA RAPPRESENTATO DAL DECISIONISMO DI RENZI NON E' GARANZIA DI VITTORIA PER IL CENTROSINISTRA

A scrutinio ormai concluso e analizzato i primi dati, si possono definire queste elezioni regionali come particolarmente difficili, soprattutto in considerazione dell'elevata percentuale di astensionismo che va a sommarsi ad un'onda lunga di sentimenti antipolitici, antipartitici e di protesta antisistema presenti nel nostro Paese.

In realtà non si sono avuti effetti particolarmente eclatanti, il movimento estremista di Salvini ha vinto, anche se con numeri particolarmente rilevanti, solo in Veneto, mentre il populismo grillino non ha espresso nessun governatore anzi, pur consolidandosi percentualmente, ha perso quasi 900 mila consensi rispetto alle europee dello scorso anno.

Ma l'aggravarsi del fenomeno della non partecipazione al voto dà un segnale molto forte a tutti i partiti di un disagio diffuso e di insicurezza mentre il distacco tra partiti e cittadini spiega il successo di movimenti che fanno di questa insicurezza la loro bandiera.

Se, come in questo caso, si registra solo una percentuale del 50% di votanti e tra questi la metà sceglie partiti o liste anti-sistema, significa che il nostro sistema Paese si regge su basi sempre più fragili; è quindi indispensabile una nuova fase politica in grado di dare una  forte iniezione di fiducia e di entusiasmo nei cittadini, cosa che si è visto solo parzialmente nel governo Renzi.

Questo parrebbe spiegare il non sufficiente effetto calamita Renzi sui candidati PD e sulle liste di centrosinistra; i migliori risultati si sono ottenuti al sud e al centro dove erano presenti candidati di area non renziana ma di spessore e capaci di convogliare consensi, mentre in Veneto e Liguria, pur con candidati espressi dalla maggioranza del partito, il centrosinistra arretra e il PD subisce delle sonore sconfitte.

E non bastano scusanti che giustificano le sconfitte in queste due regioni con le divisioni della sinistra, in un caso, e nella scarsa leadership politica nell'altro perche, così semplificando, non si riescono a trarne le giuste considerazioni; si tende a dimenticare infatti che la qualità dei candidati, la loro storia e la loro esperienza contano e sono fattori di primaria importanza perché una oculata scelta dei candidati è parte integrante oltre che indispensabile di una strategia vincente.

Per quanto riguarda il nostro partito i risultati indicano un discreto successo nel centro-sud del Paese, dove si registra il voto socialista attestarsi al 2,11% in Campania con un eletto, il 3,5% in Umbria con due eletti, il 5% nelle Marche e un 2% in Toscana che però non permette il superamento dello sbarramento, così come a livello amministrativo le nostre liste hanno raggiunto percentuali molto alte in diversi comuni, da Nuoro, a Ceccano, a San Giovanni in Fiore.

" Nonostante la crescita dei partiti antisistema e fortemente populisti, la sinistra riformista italiana si muove in controtendenza rispetto a quella europea e continua a vincere nella grande maggioranza delle Regioni " è il primo commento del Segretario del PSI e vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini e prosegue " le liste socialiste sono state decisive per la vittoria dei candidati alla presidenza del centrosinistra in Campania e in Umbria. Lavoreremo a rendere più forte il progetto politico presentato sia in Toscana che nelle Marche, una sorta di terza forza antagonista a quella sinistra radicale che ha consentito la vittoria del centrodestra in Liguria ". 

In Veneto i socialisti erano presenti in una lista non facile e più che doppiata rispetto a quella di Zaia, nessuno è risultato eletto, anche se i nostri candidati in taluni casi hanno ottenuto un discreto consenso.

Quali conclusioni trarre quindi da questa tornata elettorale? Per Nencini, " C'è comunque la necessità da una parte di accelerare il processo delle riforme, soprattutto in tema di redistribuzione della ricchezza, lotta alla povertà e assumendo misure più incisive a protezione della sicurezza dei cittadini, dall'altra fare assumere alla UE comportamenti più responsabili nell'accoglienza ripartita tra i vari Paesi dei profughi e consegnando a quei migranti che vivono in Italia un comportamento che non sia lesivo dei modelli di libertà e civiltà costruiti in secoli di lotte dall'Occidente".

In queste poche parole sta il nostro compito futuro mentre, rimanendo nell'ambito della nostra regione e aspettando i risultati dei ballottaggi amministrativi di Venezia e Rovigo, certamente sarà necessaria una riflessione sulle nostre future strategie politiche, partendo dal nostro apporto e collaborazione con gli altri partiti del centrosinistra, senza tralasciare il dibattito interno alle nostre federazioni e il rapporto tra di esse.

Per saperne di più:

                 Condividi con    

 

Cerca nel sito

La nostra storia
            Videointerviste a socialisti veronesi
   
 

 
Social