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NEL GOVERNO QUALCOSA SI MUOVE

Clima politico sempre più caldo a seguito delle polemiche scaturite da infelici dichiarazioni del Premier e di alcuni Ministri

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Il Premier Monti e il Ministro Fornero

All’opposto del clima freddissimo di questi ultimi giorni, quello politico si sta scaldando sempre più a seguito delle polemiche affermazioni del Premier Monti “ … il posto fisso, che monotonia ….”, del Ministro Cancellieri “ ..Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città a fianco di mamma e papà…” e del Ministro Fornero “.. Dare a tutti la possibilità di un posto fisso a vita nessuno lo può promettere, ma quello che si può fare è cercare di modificare i contratti…”.

Queste dichiarazioni fanno seguito ad altre precedenti in cui il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Michel Martone ebbe a definire infelicemente “sfigati” i giovani laureandi che hanno una età superiore ai ventisei anni.

Potrebbe quindi, sotto determinati aspetti, sembrare che questo governo tecnico, nato per sollevare il Paese da una profondissima crisi economica e di valori, lentamente ma inequivocabilmente si stia muovendo verso il terreno della politica e mettendo la barra verso destra.

Questo in effetti non ci deve sorprendere più di tanto in quanto il governo Monti è nato come governo liberale e liberista e sarebbe decisamente sbagliato dipingerlo in maniera diversa;  è un governo che parla più ai mercati internazionali e meno alle istituzioni italiane, come abbiamo potuto notare in questi ultimi giorni in cui il Premier ha incontrato prima a Bruxelles, poi a Londra e New York le massime istituzioni economiche mondiali.

Ha fatto una durissima riforma delle pensioni e adottato alcuni provvedimenti molto impopolari, senza aver però prodotto particolari contestazioni nel Paese, ed ora sta trattando con le parti sociali per riformare il mercato del lavoro, compreso l’ormai famoso articolo 18.

Quindi quale è a questo punto il compito dei partiti di sinistra e in particolare del PSI?

Secondo la nostra opinione compito della sinistra è sostenere il governo Monti, come atto di responsabilità da parte delle forze politiche, con l’obiettivo di far uscire il Paese dalla crisi e di fare le riforme ormai divenute indispensabili, in un clima di maggiore concordia e di coesione.

Ci sono emergenze da superare e un preciso cammino da intraprendere, nell’intento di eliminare le disuguaglianze e il disagio sociale, lottando contro la precarietà, per il lavoro e lo sviluppo.

Questa è la via maestra per uscire dalla crisi;  la politica di sinistra c’è, non deve mancare e non è mancata e si è fatta sentire in questo ultimo periodo in Parlamento, per esempio nella discussione relativa alla riforma delle pensioni permettendo di modificarne l’impostazione originale.

Ma il dibattito sul posto fisso può portare ad un vicolo cieco in quanto, al di la delle infelice battute della Cancellieri, della Fornero, oltre che dello stesso Monti, propone una discussione di per se sterile.

La prospettiva da dare ai giovani infatti non è un posto fisso per tutta la vita, ma la necessità di trovare e dare a tutti dei lavori dignitosi, formalmente corredati con precisi obblighi e diritti e tali da non subire il ricatto della precarietà e quindi il vero tema è come creare lavoro e non come combattere la precarietà.

Viene però da chiederci come mai il Governo, sistematicamente, persegue nel suo intento di dipingere la nostra gioventù come incapace di autorealizzarsi, vivendo comodamente “di rendita” e alle spalle della propria famiglia.

Questa è infatti una Italia che non esiste più da tempo, un' Italia dove i figli sono legati alle proprie mamme e al posto di lavoro fisso.

Potrebbe essere che il Governo vuole scuotere psicologicamente e culturalmente i giovani con questi messaggi fortemente negativi e sotto certi aspetti offensivi, dicendo praticamente che loro stessi, per primi, devono abbandonare definitivamente l’attuale immobilismo, mentre il vero valore aggiunto è la loro forza di volontà di cambiare il Paese?

Risulta molto difficile rispondere ad una simile domanda; resta il fatto che viene spontaneo chiederci da che pulpito viene la predica.

Le affermazioni infatti provengono da personaggi ipergarantiti, con doppie o triple attività, che hanno figli con posti fissi e super pagati;  chi è ipergarantito può forse dare lezioni a chi ha la prospettiva di non di arrivare alla fine del mese, a chi non riesce a crearsi una famiglia, a chi non riesce a pagare il mutuo?

Un'ulteriore chiave di lettura potrebbe essere che questi messaggi martellanti e congiunti da parte di esponenti dell'esecutivo, possano fare da apripista per la riforma del lavoro che questo governo vuole fare, nella considerazione che in un mondo globalizzato come l'attuale non esiste più la possibilità di un lavoro fisso per tutta la vita lavorativa.

Monti quindi sta identificando un nuovo modo di interpretare il lavoro, non più un posto fisso ma un posto flessibile e i messaggi lanciati sono anche diretti alla politica e alla società, nell’intento di creare attorno a se un consenso sociale.

Al momento però hanno prodotto una specie di rigetto, soprattutto da parte degli stessi interessati ovvero i giovani,  sui metodi adottati e sull’infelicità delle frasi adottate.

I giovani, dal nord al sud, sono tutti nella medesima condizione ovvero tutti hanno l’obiettivo di trovare un lavoro, non un posto fisso, e soprattutto non si possono definire certamente mammoni in quanto per questo loro obiettivo sarebbero disposti a qualsiasi sacrificio.

Costruire una carriera lavorativa fatta di più lavori, adeguatamente tutelati e con un supporto di ammortizzatori sociali, non è una impostazione completamente nuova, ma fa parte di un percorso già sperimentato e in parte messo in pratica da precedenti governi di sinistra, come per esempio dal governo Prodi.

Si chiede quindi all’attuale governo di portare a termine, arrivando a sintesi, un processo di riforma del mercato del lavoro,  con alcune impostazioni di primaria importanza, tra le quali si possono ricordare quella di rendere più costoso e difficoltoso il lavoro precario rispetto al lavoro stabile, di ridurre le tipologie contrattuali, di avere un contratto di inserimento.

Però per combattere la precarietà del lavoro, per avere una carriera lavorativa fatta di più lavori e superare il concetto di posto fisso, non si sente affatto la necessità di sollevare sempre questioni simboliche e che non c’entrano affatto, come la già citata questione dell’articolo 18.

Questo è stato certamente un passo falso del governoil fatto che si sia partiti da una necessità condivisa di riforma del mercato del lavoro, mentre ora ci si sta arenando su una questione marginale anche se di forte rilevanza simbolica e mediatica può, se non si trovano le giuste correzioni, a portare alla rottura del dialogo intrappreso.

Compito dei partiti di sinistra, e in particolar modo il PSI, è di vigilare in parlamento in maniera di arrivare alla fine del percorso con una riforma equa e non discriminatoria nei confronti dei giovani e dei lavoratori e nel paese per creare quel clima di coesione sociale e di concordia, indispensabile dopo un periodo così lungo di forti contrapposizioni sociali e generazionali.

 

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