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Indignados, tutto il mondo in piazza, solo a Roma gli incidenti

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Indignados in una manifestazione a Montreal in Canada

Il mondo s'indigna come non mai, coinvolgendo 951 città in 81 paesi diversi per manifestare il bisogno di un cambiamento globale e radicale dell'economia.

Sabato 15 ottobre cortei ci sono stati in  Tanzania come in Alaska, in Albania come in Palestina e l'elenco delle manifestazioni è veramente impressionante.

A Roma il corteo era previsto in partenza da piazza della Repubblica alle ore 14.00, ma a causa di alcuni messaggi apparsi in rete, il timore di infiltrati violenti e possibilità di incidenti era palpabile e le forze dell'ordine avevano allertato un apparato di sicurezza mastodontico per non correre il rischio di una replica del 14 dicembre 2010 in cui i precari aveva dato libero sfogo alla loro rabbia in Piazza del Popolo.

A New York come a Londra, a Berlino, a Madrid, ad Atene, a Tokio e a Sydney, per fare alcuni esempi, tutto si è svolto regolarmente e senza problemi di ordine pubblico.

La manifestazione di Londra ha visto la partecipazione estemporaneo anche di Julian Assange, fondatore di Wiki Leaks, che con un megafono ha detto alla folla radunatasi nel sagrato di St. Paul's «Oggi è una combinazione di sogni che si avvera, che molti popoli in giro per il mondo, dal Cairo a Londra, hanno lavorato perché diventassero realtà. Quello a cui siamo stati sottoposti è una distruzione dello stato di diritto. Questo movimento non è per la distruzione della legge, ma per la costruzione della legge».

Ma a Roma hanno vinto i violenti; eppure partecipavano alla manifestazione circa duecentomila persone pacifiche, arrivate con tutti i mezzi possibili.

Era atteso da tanti l’Indignados-Day; la voglia che ha spinto tutte queste persone, tra studenti, disoccupati, cittadini comuni, famiglie, a manifestare aveva un fattore comune ed era quello di rendere evidente la loro insoddisfazione ed insofferenza per come si sta affrontando la crisi globale, intesa sia dal punto di vista economico che politico.

Il manifesto del movimento tra l'altro recitava Chi esercita il potere agisce a beneficio di una minoranza, ignorando la volontà della grande maggioranza e senza tenere conto del costo umano o ecologico che dobbiamo pagare” ed inoltre “Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri che non ci rappresentanoMolti cittadini italiani, come tantissimi altri nel resto del mondo, sono stanchi: ora è arrivato il momento di unirci tutti in una protesta non violenta a scala globale”.

In sostanza un corteo pacifico e non violento che al grido di People of Europe: rise up- Solleviamoci!” e con striscioni che recitavano frasi come “Cambiamo l’Europa, cambiamo l’Italia ha incominciato a muoversi verso le 14.00 da Piazza della Repubblica.

Ma non era passata neanche un'ora dall'inizio della manifestazione che sono entrati in scena, sorprendendo gli stessi manifestanti pacifici, i "black block", molti dei quali vestiti completamente di nero, con occhiali da sole e volto coperto, iniziando a lanciare bombe carta, danneggiando bancomat, sfondando vetrine di negozi di supermercati e di banche, incendiando automobili e mezzi della polizia.

Da un lato ci sono i “violenti”, che hanno continuato ininterrottamente la loro azione vandalica per attirare l'attenzione dei media, dall'altro ci sono i manifestanti pacifici che proseguono imperterriti nella loro manifestazione tra cori e striscioni,  anche se la tensione era palpabile.

C'è da segnalare che alcuni manifestanti hanno incominciato a urlare cori contro i violenti Andate via! Andate via! non vogliamo la vostra violenza! e addirittura in alcune occasioni a costringerli alla fuga.

Insomma un caos; manifestanti pacifici contro i violenti, la polizia che disperde la piazza, fughe e corse ogni dove, sampietrini, petardi, lacrimogeni e getti d'acqua dagli idranti delle camionette della polizia, incendi di automobili private e mezzi della polizia.

Il centro storico di Roma è stato devastato, si sono contati almeno 30 feriti in ospedale.  Un ragazzo ha perso due dita, tentando di allontanare un petardo gettato dai "black block" verso un gruppo di militanti di Sinistra e Libertà, una ragazza era ferita in volto, innumerevoli i danni alle automobili parcheggiate, alle vetrine dei negozi e alle attrezzature di fotoreporter.

In conclusione la piazza pacifica ha perso, il popolo ha perso, mentre i telegiornali di tutto il mondo aprono i loro servizi con le immagini degli scontri e, ovviamente, nessun accenno alle migliaia di di persone arrivate a Roma con la speranza e la voglia di cambiare lo stato delle cose.

Sui giornali di destra infatti il giorno dopo si poteva leggere:

- Su Libero "Cocchi di sinistra" criminalizzando in tal modo tutta la sinistra

- Su Il Giornale si criminalizzava in modo generico tutti i partecipanti alla manifestazione, indistintamente, pacifici o violenti che fossero

- Sempre su Libero Giampaolo Pansa si scagliava contro tutta quell'area che si identifica con i centri sociali, con i vari comitati no global, no TAV ecc., con  i collettivi studenteschi, tutti raccolti sotto il movimento degli indignados, accusandoli di essere responsabili in toto dei danneggiamenti alla città.

Ma tra i manifestanti c'erano giovani con bandiere e striscioni che si arrabbiavano persino con il TG3, colpevole di non aver messo in risalto il carattere pacifico della manifestazione.

“Non è possibile che la stampa tacci tutti noi, ci oscuri e faccia tacere persone che non avevano la minima intenzione di bruciare camionette e distruggere la città. Siamo molto di più di quei violenti.” commentva una ragazza ai microfoni di Rainews24, unica emittente ad aver trasmesso una diretta in cui venivano messe a confronto immagini della violenza in contrapposizione a quelle del corteo pacifico, sottolineando la differenza abissale tra i "normali" manifestanti e i facinorosi "black block".

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