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LAVORI DI RESTYLING DELLA STAZIONE DI VERONA P.N. - VOGLIAMO VEDERCI CHIARO

Il 22 marzo '10 il via ai lavori per il restyling della stazione alla presenza del sindaco Tosi e dei vertici di Grandi Stazioni

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Render del progetto della stazione di Verona P.N. al termine dei lavori di restyling

Il 22 marzo del 2010, alla presenza del Sindaco Tosi e dell’Assessore alla mobilità Enrico Corsi, l’amministratore delegato di Grandi Stazioni Dott. Battaggia illustrava i lavori di riqualificazione che erano previsti per la stazione di Verona PN.

Dobbiamo sapere che la società Grandi Stazioni, controllata da Ferrovie dello Stato ma partecipata al 40% dai gruppi Benetton,Pirelli e Caltagirone, gestisce le 13 principali stazioni italiane, tra le quali Verona Porta Nuova.

Il progetto di restyling che coinvolge sia il fabbricato viaggiatori sia l’antistante piazzale XXV Aprile prevede il termine dei lavori entro tre anni per un investimento complessivo di oltre 15 milioni di euro.

Il Sindaco Tosi, in quell’occasione ebbe a dire “ E' una delle aree problematiche della città, la situazione era già migliorata con i controlli costanti attivati dall'amministrazione, ora sarà anche riqualificata tutta la zona, degradata e frequentata ogni giorni da decine di migliaia di persone".

L’intento dei progettisti era puntato ad un forte recupero di aree del fabbricato viaggiatori da destinare ai servizi commerciali, da realizzare sia al piano terra che al marciapiede del primo binario e contemporaneamente una nuova sistemazione, ma con significativa riduzione degli spazi, della nuova biglietteria, dell’assistenza alla clientela, dell’ufficio informazioni e dell’ufficio movimento.

Per quanto riguarda le opere esterne è prevista la realizzazione di un parcheggio interrato nel piazzale antistante e di due edifici destinati alla ATV che ospiteranno la biglietteria, l’ufficio informazioni e alcune agenzie turistiche.

Gli interventi esterni inoltre prevedono la separazione dei flussi veicolari pubblici, privati e pedonali e  la sistemazione di adeguate aree per i capolinea dei bus urbani ed extraurbani.

Tutto bene quindi? Ma neanche per sogno.

Infatti il Comune di Verona inizia subito un contenzioso con Grandi Stazioni soprattutto su due punti rispetto al progetto iniziale: un nuovo piano di posa del teleriscaldamento per ridurre il più possibile l’impatto sulla viabilità e sull’aggiornamento del progetto relativo al piazzale XXV Aprile che deve prevedere arredi e soluzioni tecniche di maggiore qualità.

Ma non finisce qui.   Bisogna infatti segnalare il continuo stravolgimento del progetto anche da parte di Grandi Stazioni, progetto che originariamente prevedeva l’inizio dei lavori nel 2007 con temine dopo due anni, quindi nel 2009.

Ma come abbiamo potuto notare, l’inaugurazione con il sindaco Tosi avviene ben tre anni dopo, ma non della nuova stazione come previsto, ma dei lavori, che termineranno, se tutto va bene, nel 2013.

Non entriamo per ora nel merito del progetto di riqualificazione di Verona P.N., lo vedremo successivamente, limitandoci al momento a segnalare che lo stesso è uno dei molti che Grandi Stazioni ha sviluppato per la riqualificazione di quasi tutte le maggiori stazione ferroviarie italiane.

Infatti nella maggior parte dei casi i lavori sono fermi o proseguono lentamente e la conclusione delle opere,  anche a molti anni dopo la scadenza degli impegni, è molto lontana.

Perché questo?  Dobbiamo fare un po’ di storia.

Nel lontano 2000, RFI firmò il contratto di cessione degli spazi dei fabbricati dei tredici maggiori impianti a Grandi Stazioni per la valorizzazione commerciale, non fissando però “stranamente” alcuna penale per i lavori consegnati oltre il previsto.

Conseguenza di ciò fu che le opere, anche se ritenute urgenti e fondamentali, di fatto furono eseguite con la massima calma, ben oltre i termini concordati.

Con il contratto del 2000 Grandi Stazioni ottenne il diritto di sfruttamento commerciale, per cinquant'anni, di stazioni come Roma Termini, Milano Centrale e Firenze Santa Maria Novella, con la clausula che il conseguente guadagno economico avrebbe dovuto essere investito per la riqualificazione di tutte e tredici le stazioni gestite per  trasformarle, mediante radicali lavori di restyling, in moderni scali ferroviari.

Pur in quota minoritaria, la triade Benetton, Pirelli e Caltagirone, fino al 2007 aveva il controllo completo della società Grandi Stazioni; ci sapevano fare e invece che preoccuparsi della valorizzazione delle stazioni minori, pensarono bene esclusivamente a sfruttare al massimo il rendimento degli spazi.

Canoni di locazione esorbitanti che comprendevano anche un prelievo del 25% sul fatturato degli esercizi commerciali andavano di pari passo con gli spazi ridotti all’osso anche per le strutture e gli uffici delle ferrovie, a scapito nella maggior parte dei casi della funzionalità delle stesse e dei servizi offerti ai viaggiatori.

Personale ferroviario costretto a lavorare in spazi esigui, a ridosso dei colleghi, senza più in alcuni casi degli spogliatoi, in deroga allo stesso C.C.N.L., oppure con bagni insufficienti, per fare un altro esempio.  

Molti soldi in arrivo e soprattutto un contratto libero da penali: aveva senso quindi preoccuparsi di spese per investimenti? Assolutamente no, e quindi Grandi Stazioni ha iniziato, senza alcuna fretta, il restyling esclusivamente delle principali stazioni quali Milano, Torino, Napoli e Firenze, frequentate quotidianamente da centinaia di migliaia di persone, costruendo negozi ed esercizi commerciali e realizzando contemporaneamente enormi profitti.

In altre città produttive del nord come Venezia, Verona e Genova i lavori sono iniziati e non ancora terminati, ma impianti del sud come le stazioni di Bari e Palermo sono stati completamente dimenticati e lo stato di avanzamento dei lavori attualmente è inferiore al 10%.

In sintesi a Grandi Stazioni fanno gola solo gli impianti di grandissime dimensioni, ed in prospettiva gli scali destinati all’alta velocità; belli e pronti in quanto realizzati con fondi pubblici, frequentati da moltissimi utenti, moderni ed efficienti e progettati già dall’inizio come grandi centri commerciali.

Di quelli medi, come Verona, ma soprattutto di quelli al sud non importa praticamente quasi nulla.

Torniamo ora alla nostra stazione; si è detto prima della realizzazione della nuova biglietteria con all’interno della stessa l’assistenza clienti e della creazione di molti nuovi negozi.

Ma non si parla affatto di alcuni servizi utilissimi ai viaggiatori e ai turisti che vengono nella nostra città, come la realizzazione di un ufficio turistico e soprattutto di una adeguata sala di aspetto, tutte e due presenti nel precedente progetto.

Dobbiamo forse pensare che per le ragioni del massimo sfruttamento commerciale si siano dovuti sacrificare i due utilissimi servizi prima citati, perché non ritenuti sufficientemente redditizi?

Non ci risulta che l’ufficio turistico precedentemente non pagasse un affitto adeguato, come non ci risulta che la realizzazione di una sala d’aspetto non sia conforme ai canoni di una moderna stazione.

In effetti numerosi sono stati i reclami e le segnalazioni presentate dai viaggiatori per la mancanza della sala d’aspetto e dell’ufficio turistico, ma quello che maggiormente colpisce è il senso di desolazione e abbandono che la stazione offre soprattutto ai turisti e agli stranieri che probabilmente si aspettavano un luogo decisamente più accogliente e confortevole.

Quale impatto fortemente negativo può produrre nei turisti e nei viaggiatori la visione di una stazione senza servizi e quale immagine saprà fornire la nostra città se la prima cosa che possono notare è lo squallore del nostro impianto ferroviario?

In quest’ottica si segnala volentieri la lettera inviata al quotidiano “L’Arena” dal compagno Renzo Torsi e avente come oggetto proprio la mancanza di una sala d’aspetto a Verona P.N.

>>>>>> Vai alla lettera

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