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IL CONSUMO DEL SUOLO NEL VENETO

La nota delle associazioni imprenditoriali venete, apparsa nello scorso mese di dicembre sui quotidiani, contro lo spreco di territorio nella nostra regione, ci dà lo spunto per continuare il discorso sul consumo indiscriminato del territorio che non crea però sviluppo e crescita economica

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Il consumo del territorio nelle provincie di Verona e Vicenza: in rosso le superfici urbanizzate e cementificate, in giallo le superfici agricole, in giallo scuro i territori boscati e ambienti semi-naturali

L'appello delle associazioni imprenditoriali venete contro il consumo eccessivo  di territorio nella nostra regione, apparso sui quotidiani nello scorso mese di dicembre, ci dà lo spunto per continuare il nostro discorso sullo spreco incontrollato del suolo (vedi articolo dello scorso mese di dicembre).

Nella nota, a cura delle sezioni regionali venete di Confartigianato, Confcommercio, Confindustria e Confcooperative, si chiedeva alla Giunta Veneta il rispetto delle seguenti priorità:  dare attuazione ai provvedimenti di tutela del paesaggio, intraprendere una forte azione del governo regionale per ridurre a zero il consumo del suolo, imporre rigorosi criteri di efficienza nelle procedure per la riqualificazione del territorio e un migliore utilizzo delle superfici già urbanizzate mediante la rivitalizzazione dei centri storici cittadini, un migliore controllo sugli enti locali in materia di nuovi insediamenti, programmare i nuovi insediamenti nel rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico e bloccare nuove realizzazioni di centri commerciali soprattutto in prossimità dei caselli autostradali.

Se non fossero perché firmate dalle quattro associazioni imprenditoriali sembrerebbero richieste più vicine alle associazioni ambientaliste o dell’area progressista, ma la novità sta appunto nel fatto che anche nell’ambito delle forze economiche e produttive sta ormai maturando la consapevolezza che lo sviluppo di un territorio non può più essere legato esclusivamente ad un utilizzo selvaggio del mattone e allo spreco di aree, ma ad un uso ecosostenibile delle risorse naturali.

E’ un messaggio chiaro e forte nei confronti di quella classe politica compartecipe se non addirittura complice di un disastro ambientale consumato ai danni del territorio della nostra regione con la costruzione smisurata e senza controllo di capannoni, di strade e superstrade, di centri abitativi e centri commerciali

Certo, viene anche un po’ a sorridere pensando che tale scempio ambientalistico nella nostra regione è frutto di una commistione ed intreccio tra finanzia e politica e che queste associazioni hanno beneficiato per decenni di questo modello di sviluppo.

Ora, forse, possiamo essere più ottimisti, nella speranza che dagli intenti seguano i fatti e dai buoni proponimenti possano nascere progetti e comportamenti che non facciano a pugni con l’ambiente, nel rispetto del paesaggio e delle bellezze ambientali.

In sintesi una richiesta di impegno alla Regione Veneto per l’affermazione di un modello di sviluppo non più basato sul consumo del suolo e sul mattone, ma sulla valorizzazione dei territori, la rinascita e la rivalutazione dei centri storici cittadini.

D’altronde è obbligatorio invertire la tendenza; a titolo di esempio, solo per parlare dei litorali, abbiamo avuto negli ultimi decenni in Veneto una costante trasformazione del paesaggio costiero, passato dai suoi 170 km di lunghezza a non più di 110; gli altri sono stati trasformati per un utilizzo urbano, infrastrutturale e turistico.

Inoltre la cementificazione di grandi aree e la sottrazione continua di territorio all’agricoltura dovuta all’impermeabilizzazione del suolo hanno impoverito, dal punto di vista idrogeologico, il nostro territorio, facendolo diventare fragilissimo.

A nessuno sfugge infatti che annualmente, nel periodo autunnale, i bacini fluviali dei nostri fiumi e torrenti vengono sottoposti a piene improvvise e disastrose; l’Alpone nel 2011, il Bacchiglione nel 2011 e 2012, ma anche l’Adige e il Brenta, hanno provocato ingenti danni e in alcuni casi vittime e si sono resi necessari cospicui finanziamenti pubblici per la bonifica del territorio.

In effetti questi eventi alluvionali hanno sottolineato una mancanza di governance regionale in tema di gestione delle acque, evidenziando come il consumo del suolo e l’antropizzazione siano concause di questi eventi catastrofici.

Tutti dimentichiamo facilmente che il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile, visto i tempi lunghissimi necessari alla sua formazione; è un sistema dinamico, che svolge numerose funzioni e fornisce servizi essenziali per le attività umane.

Ci fornisce il cibo tramite l’agricoltura e le materie prime per gli utilizzi industriali; è l’elemento principale del paesaggio con le conseguenti implicazioni in ambito turistico, ma soprattutto svolge un ruolo determinante nel drenaggio dell’acqua.

Ma il suolo subisce una serie di processi di degradazione e degenerativi, provocati essenzialmente dalle attività industriali, dall’urbanizzazione e dalle opere di edificazione, dalla motorizzazione di massa e la necessità della costruzione di strade; questo comporta una diminuzione delle zone agricole, un aumento dello sfruttamento di quelle rimaste e in ultima sintesi ad una erosione complessiva del territorio.

Ecco perché ci ha impressionato favorevolmente l’iniziativa delle associazioni imprenditoriali venete, consapevoli che su questo tema inevitabilmente si deve trovare un terreno di confronto e di dibattito.

Senza crearsi aspettative o facili illusioni pensiamo che forse siamo di fronte ad un cambiamento di atteggiamento e di cultura, dettato dal resto dalla consapevolezza che la presenza indiscriminata nei nostri territori di capannoni industriali, strade, tangenziali, svincoli e centri abitativi cresciuti a dismisura senza alcuna programmazione, non rappresentano affatto dei vantaggi ma possono essere considerati a tutti gli effetti  dei problemi da risolvere.

Siamo infatti convinti che la conservazione del suolo non può essere vista esclusivamente nell’ottica di un problema tecnico/scientifico, ma rappresenta di fatto la premessa indispensabile per un corretto modello di crescita economica e sociale.

Salvaguardia del suolo in quanto artefice dell’unicità del paesaggio veneto,  che a sua volta può creare ricchezza per mezzo del turismo è solo un esempio di come la conservazione del patrimonio territoriale rappresenti uno stimolo per l’innovazione e lo sviluppo economico.

Infatti il nesso tra aumento della superficie “impermeabilizzata” e crescita economica non è assolutamente verificato, come testimonia la drastica riduzione del 14% del PIL in Veneto negli anni compresi tra il 2001 e il 2009 a fronte di un aumento consistente di insediamenti abitativi e di infrastrutture.

Quindi la gestione e la difesa del suolo sono così da considerare come fattori di crescita, sia perché operano ai fini della prevenzione di danni ambientali, sia perché sono in grado di attivare processi di valorizzazione delle risorse presenti nel territorio.

Se la nota delle associazioni imprenditoriali venete, come sembra, va in questa direzione certamente avrà il nostro appoggio e daremo il nostro contributo per trovare nella Giunta Veneta le risposte a queste esigenze.

E’ una risposta implicita anche al nostro sindaco, sempre favorevole a nuovi insediamenti e all’uso indiscriminato del mattone, alla costruzione di gallerie e alla distruzione di ambienti naturali; recupero dell’esistente soprattutto nel centro storico cittadino, senza nuove costruzioni e allargamenti dei centri abitativi, è quanto invece dovrebbe porsi come obiettivo

Può essere utile leggere:

ARPA Veneto-Obiettivo di sostenibilità riduzione del rischio di erosione Consulta qui
Atti della 16° Conferenza Naz. ASITA su consumo del territorio Consulta qui
Blog Verona Spritz - La città pesante Consulta qui
Blog Verona Spritz - Smart City Consulta qui
   

Leggi l'appello delle associazioni imprenditoriali venete

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